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Potatura

... questa pagina è a lento accrescimento ...

... mi nutro di terra e di aria, di acqua e di luce, e il mio legno gioca col vento ...

.
..
è
saper
collaborare
"con gli alberi"
in simpatica empatia
utilizzando le giuste tecniche
per raggiungere gli scopi desiderati
................................................................................
per praticare questa arte dobbiamo quindi
apprendere le opportune tecniche e avere chiaro
quali
sono
i nostri scopi
sento spesso dire: quando devo potare non so da dove cominciare
per sapere dove cominciare
/      devi sapere dove sei      \
/      e dove vuoi       \
/    arrivare   \
/     ..     \
|

così mi è scappata la ambiziosa voglia di raccontare in questo trattatello cosa mi hanno insegnato gli alberi che ho incontrato nel cammino
benché non sia un grande esperto dai miei sbagli qualcosa ho imparato, e magari dopo questa lettura qualcuno potrà evitare di ripeterli 

... una buona teoria non è nociva a una buona pratica, quindi ...

non sarà la lettura di questa pagina a fare di voi un esperto potatore, ma se riuscirò anche solo a regalarvi un incoraggiamento a cimentarvi
avrò raggiunto il mio scopo

nel web possiamo già trovare parecchio materiale valido e interessante, che linkeròcosì mi risparmio di ripetere cose che altri hanno già detto bene.
Consiglio di dare una occhiata ai contenuti di questi link, perché è lì che potrete trovare tanti piccoli trucchi che fanno della potatura un'arte




... in cammino ...

Proverò a cimentarmi con questi argomenti:

- la potatura in montagna
- la potatura di trapianto
- la potatura di formazione
- la potatura di mantenimento
- la potatura di contenimento
- la potatura di riforma
- la potatura da produzione
- la potatura paesaggistica
- la non potatura

E in particolare con questi altri argomenti:

- il giusto criterio di potatura
- come e dove fare i tagli di potatura
- come reagisce l'albero ai tagli di potatura 
- quando potare ?
- influenza della luna sulla potatura
- quanto potare ?
- la potatura secca (invernale)
- la potatura verde (estiva)
- la potatura a gemma
- il diradamento dei frutticini
- medicazione e cura dei tagli di potatura 
- materiale da medicazione
- la dominanza apicale
- la curvatura dei rami
- la puntellatura delle branche
- gli attrezzi utili



Dunque all'opera!

Potatura in montagna

Inizio con questo argomento per evidenziare che la mia limitata esperienza si è formata in montagna, alla quota variabile tra 1.100 e 1.700 metri, quindi non ho pratica delle problematiche delle quote più basse.

Arguisco però che la maggior parte dei temi siano comuni a tutte le quote, ricordando che in montagna si ha il vantaggio che i comuni parassiti sono naturalmente limitati dal freddo, e si ha lo svantaggio di una stagione utile più corta, di un maggior carico di neve, e di una libera presenza di cervidi e caprini.


La neve pota così - Scosciature su amareno


Potatori di montagna - La neve
In montagna il primo potatore è la neve.
Non lo fa con grazia, l'unica competenza che ci mette è quella di stroncare metodicamente e brutalmente tutto quello che non è abbastanza rado, o elastico, o adeguatamente sorretto.

La neve non fa tagli precisi, preferisce la scosciatura a squarcio, e non si preoccupa di medicare le ferite che infligge.

Quando capita, si può solo rimediare con rammendature, sempre laboriose, e sempre rammendature.

E' quindi conveniente operare preventivamente, con tecniche di potatura e altro, per mantenere leggera la chioma, affinché sia in grado di reggere e liberarsi dal peso di nevicate anche eccezionali. 





Nevicata su meli carichi di frutti 


Potatori di montagna - La neve

In montagna la neve c'è, è parte del paesaggio, e cade quando gli piace.

Alle mie quote può farlo in tutti i mesi dell'anno, anche d'estate, più facilmente in autunno, aggiungendo altro peso ai rami già carichi di frutti.

E' questo il momento di osservare quale parte della chioma è troppo fitta.
Là dove è impedito il naturale scarico della neve per flessione del ramo si creano pesanti ammassi di accumulo. 

Alla prima buona occasione dovremo senz'altro diradare la chioma in questi punti , altrimenti, prima o poi, lo farà malamente il peso della neve.









Il Capriolo è un accanito potatore
Potatori di montagna - I cervidi

Il secondo potatore di montagna è il cervide, selettivo buongustaio amante del legno di melo.

Intorno a casa la notte mi zampettano cervi e caprioli, ed è bello vederli così fiduciosi di me che in quanto umano dovrei godere peggior stima.

Distruggono tutto quello che possono raggiungere, brucano i giovani rametti per nutrirsi, e strofinano le corna contro i fusti per marcare il territorio, sino a spellarli vivi.

Due i possibili rimedi, idonee protezioni della parte bassa dell'albero, soprattutto se giovane, e potature che spingono in alto l'apertura della chioma per renderla meno raggiungibile.









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Anche i caprini sono degli accaniti potatori
Potatori di montagna - I caprini

Il terzo potatore è il caprino, che in montagna è abbondante, e per quanto il pastore possa essere diligente nel tenere a bada il birichino gregge, capita che gli sfugge.

Basta una volta, e per orti e frutteti son dolori!

I rimedi per contenere i danni dei caprini sono comunque gli stessi che dobbiamo applicare per difendere il frutteto dai cervidi.

Quindi possiamo continuare a ricambiare con un ironico sorriso la maliziosa simpatia della capra, a meno che ...








Capre acrobate





... gli effetti collaterali della globalizzazione ci facciano il dispetto di importare sulle nostre montagne questa varietà di capra, che sugli alberi ha imparato a salire.

Non è un trucco fotografico, le ho viste con i miei occhi, nel sud del Marocco, brucare sugli alberi di argan ...









Il quarto potatore - L'uomo


Potatori di montagna - L'uomo

Il quarto potatore è l'uomo, e quando lo fa con appropriata diligenza potrà anche evitare che lo facciano malamente gli altri tre.

E invertendo i termini possiamo anche dire che quando lo fanno gli altri tre il quarto non ha lavorato con il giusto criterio.   

E poco utile sarebbe poi lamentarsi che neve, cervidi e caprini hanno fatto danni ai nostri frutteti, il danno resterebbe comunque lì da rammendare.




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Quando potare ?

E' una domanda che mi faccio ancora, perché ci sono risposte diverse, tutte un po' valide e un po' no, ma siccome la domanda opposta ha risposte più facili, cominciamo a vedere quelle.

Quando non potare ?

1) Quando l'albero sta bene così com'è; la potatura non è un atto obbligatorio, è un indirizzo, un risanamento, una correzione, un contenimento di una situazione che riteniamo nociva alla salute dell'albero.
Ed è anche un adattamento della sua forma alla nostra comodità e al nostro gusto.
Se l'albero possiede già questi requisiti la potatura rischia solo di danneggiarli.

2) Nella primavera, mentre sviluppa le foglie, e nell'autunno, mentre le perde, la potatura apporta uno stress aggiuntivo all'albero, quindi è da evitare.

3) Quando tira quella brutta aria, fuori o dentro di noi, che non ci consente di lavorare in serena tranquillità.  

Eliminate queste tre situazioni "no" ce ne rimangono molte altre, tra le quali scegliere secondo la nostra realtà e il nostro sentire, quindi torniamo alla domanda originale:

Quindi, quando potare ?

4) In autunno, dopo la perdite delle foglie e fino allo sbocciare delle gemme in primavera possiamo fare la potatura secca, detta anche invernale.
- C'è chi preferisce farla nel tardo autunno, la chioma si alleggerisce e rimane meno soggetta ai danni provocati dai carichi di neve
- C'è chi preferisce farla nel tardo inverno, l'albero può subito attivare le "protezioni interne" per difendersi dalle ferite

5) In estate, quando le foglie hanno finito di formarsi e prima che comincino a ingiallire possiamo fare quella che si chiama "potatura verde"

6) Ridotti e modesti interventi di taglio, con ferita medicata, li possiamo comunque fare in qualsiasi momento, nel principio "meglio che mai" ...


I giorni di "luna bambina" sono quelli che preferisco per fare gli innesti

Influenza della luna sulla potatura

L'argomento è controverso, il metodo "scientifico" sostiene che la luna non ha influssi significativi sulle pratiche agricole, il metodo "tradizionale" sostiene che invece li ha, anche se le varie tradizioni raccontano influssi e "giuste pratiche" a volte diverse.

Rispetto entrambe le opinioni, quindi, e come il pomodoro di questo link, apprezzo di starmene nel mezzo.

Il metodo scientifico afferma che non vi è influenza, quindi accordandosi con i ritmi della luna di danni comunque non se ne fanno, e si coltiva un po' di poesia.

Ritengo che il buon agricultore ha da essere un po' scienziato, in quanto gli è utile dedurre da ciò che osserva, e ha da essere un po' mago, in quanto è perennemente circondato dal miracolo e dal mistero che la scienza non può svelare.



Il giusto criterio di potatura

I criteri di potatura possono essere tanti e diversi: veloci, lenti, grossolani, pazienti, a ramo, a gemma, e chi più ne ha più ne metta.
Tutti soggettivamente validi e giusti, adatti alle diverse esigenze e possibilità; e tra i tanti criteri ognuno ha da trovare quello che meglio si adatta alla sua realtà e al suo sentire.


Potatura meccanica di meleto


Potatura meccanica

Quale esempio estremo, e giusto per togliere un po' di timidezza al potatore principiante, vi invito a guardare il criterio adoperato in questo meleto, tutto quello che sporge fuori zac, via, nessuna pignoleria nella scelta del ramo, nessuna preoccupazione di come fare il taglio, nessuna cura delle ferite.

E le mele vengono lo stesso, e sono pure belle.

Ma in questa pagina voglio parlare della frutticultura famigliare, alla quale interessa anche la produzione, ma magari anche altri aspetti, per esempio la bellezza.

A me piace pure la poesia, così il mio criterio è un altro.







Potatura paesaggistica

Il mio criterio    

Mi siedo di fronte all'albero, lo guardo, gli parlo, lo ascolto.
Un albero può dirci molte cose, sul suo carattere, stato di salute, umore, sui suoi bisogni.
Prima di toccarlo è bene presentarsi, come con tutte le creature, così il rapporto ne uscirà migliorato.

Respiro la grazia e i problemi che hanno segnato la sua vita, leggo i segni che il tempo ha lasciato sulla scorza e sui rami.

Annoto mentalmente quello che non va, rami malati, troppo fitti, che si incrociano, che imbrogliano la salita, rami "contromano", rami che svettano troppo, e soprattutto le ferite mal rimarginate.

Poi passo all'azione.
La prima cosa che faccio è togliere tutto quello che è morto, che è malandato, che mi imbroglia nella agevole salita.
La seconda cosa che faccio è pulire e medicare le ferite, quelle che già c'erano e quelle che ho procurato io.
La terza cosa che faccio è guardare l'albero di nuovo, eliminato il dannoso e curato il malato l'immagine complessiva è già cambiata, e un poco di fiducia è conquistata.

Così ripulito posso meglio considerare i successivi tagli di rifinitura, che dipenderanno dagli scopi che ho, che possono essere diversi.





Gli scopi della potatura

Le diversità degli scopi, e delle relative "giuste pratiche" dipendono da fattori oggettivi, quali l'età dell'albero, lo stato di salute e manutenzione, lo spazio occupabile dalla chioma, e da altri fattori soggettivi di nostro gradimento, quali l'altezza della chioma, la forma della ramatura, la comodità del potare e del raccogliere da terra, e altro ancora, magari anche il piacere di poter agevolmente salire su un albero monumentale, e infrattarsi nella sua chioma, per cinguettare con gli uccelli ...

I fattori oggettivi vengono comunemente riepilogati in quattro definizioni chiave, che sono potatura di formazione, di mantenimento, di riforma, da produzione.
Io aggiungo una quinta chiave, la potatura paesaggistica.
maestro 福岡正信 ne ha aggiunto una sesta, la non potatura, che in un trattatello sulla potatura non può proprio mancare ...

Vediamole in dettaglio


Potatura di formazione - Giovane melo in abbandono prima dell'intervento
Potatura di formazione
Detta anche potatura di allevamento, preferisco il primo termine, lo trovo più amichevole.
E' quella che si fa su un alberello bambino, per orientare/costringere il suo sviluppo naturale verso la forma che riteniamo più adatta ai nostri scopi.
Paragonata alla formazione umana equivale all'asilo e alle elementari; si applica un po' di "violenza" per indirizzare.

Potremmo farne a meno?
Forse anche si, maestro 福岡正信 lo sostiene, e anche altri "educatori" , ma per riuscirci forse dovremmo essere "maestri" , cosa che invece non siamo, quindi accontentiamoci di applicare questa violenza con grazia, accompagnandola con un po' di amore, e un po' di tecnica.
L'amore l'abbiamo nel cuore, la tecnica la possiamo imparare.
Questo giovane melo non è mai stato potato e ha sviluppato una imperfetta forma iniziale che ora proveremo a correggere e migliorare, rispettando la forma "libera" che ha già naturalmente assunto ...

... e che sarebbe ora troppo tardi per riportarla a una forma "obbligata" ; andava fatto prima, quando l'alberello era più giovane, il farlo adesso comporterebbe troppa "violenza" , cosa che all'alberello, e anche a me, piacerebbe poco


Potatura di formazione - Giovane melo dopo l'intervento
Cosa è stato tolto?

Partendo dal basso sono state tolte:
- la grossa branca a sinistra e quelle più piccole a destra per liberare il tronco fino all'apertura delle tre branche poste ad una più adeguata altezza

Nella chioma sono stati tolti:
- i rametti cresciuti al disopra delle tre branche principali, che essendo verticali hanno la tendenza di produrre troppo legno
- i rametti cresciuti "contromano" , cioè quelli con andamento rivolto verso l'interno della chioma
- i rametti ravvicinati che si toccano e che si contendono la luce

La quarta grossa branca che ha un portamento quasi verticale è stata lasciata quale naturale prolungamento del tronco principale e potrà in futuro essere regolata in maggiore o minore altezza 

Le slabbrature delle ferite provocate con la sega sono state asportate con il coltello e poi medicate con la pomata


Altri potatori avrebbero certamente tagliato di più, per ricondurre l'alberello a una forma più pratica ai fini produttivi, ma a me piacciono gli alberi "cappelloni" , li trovo più naturali e paesaggistici, così mi limito a coltivare l'ariosità della chioma, senza limitarne troppo lo sviluppo in volume. 

L'alberello ha ora comunque assunto una forma più ordinata e sfilante, la linfa scorre lineare nei rami che si aprono a ventaglio; sono soddisfatto, trovo che l'alberello si presenta meglio di prima, e tanto mi basta  

Dopo questo esempio provo a riassumere i concetti base della potatura di formazione, conoscendoli ci sentiremo più sicuri quando ci toccherà attuarla.
Eccoci, siamo di fronte all'alberello bambino, con le forbici in mano. Riponiamole in tasca e soffermiamoci quanto basta per sognarlo adulto, nella forma che vorremmo, che è già lì, in potenza, come la scultura dentro il blocco di marmo.



Potatura di formazione - Forme obbligate
Potatura di formazione - Forme

Possiamo scegliere tra le forme "obbligate" che hanno diversi nomi, vaso, palmetta, fusetto, candelabro, piramide ...
Hanno tutte in comune precise e decise attività cesorie, da praticare sin dai primi anni di vita dell'alberello, per un indirizzo che potremmo definire ... militare ...

Oppure possiamo accettare la forma "libera" che sarà l'albero a proporci, limitando il nostro intervento a lievi correzioni, da fare più con la piegatura dei rami che con le forbici ... per accompagnare l'albero verso il suo portamento "naturale"

Quando ci sentiamo convinti della validità della forma che abbiamo "sognato" possiamo riprendere in mano le forbici e lanciarci nell'avventura ...

Non starò però qui a raccontare troppo della tecnica per cavalcare questa avventura, l'argomento è troppo vasto, ogni "stile personale" di allevamento e ogni varietà di albero ne preferisce una diversa.

Vi invito a cercare nel web, tra tante cose mediocri si trovano anche delle eccellenze.



Come questa, una dispensa in PDF scaricabile gratuitamente che compendia in un linguaggio semplice ma preciso i principali concetti riguardanti la potatura e le altre operazioni utili per dedicarsi alla coltivazione naturale del frutteto familiare.
Ringrazio il maestro Leopoldo Tommasi per averla scritta e condivisa. 

Oppure questa, riguarda la potatura di un giovane pesco, 43 minuti di video piuttosto scadente, ma ricco di parole devote che raccontano utili informazioni e accorgimenti.
Ringrazio il maestro Lorenzo Bonino per avercele volute regalare prima di volare nell'altro Paradiso, quello dove gli alberi sono sempre in fiore.

Come reagisce l'albero ai tagli di potatura

Prima di metterci a tagliare, per avere buone speranze di raggiungere i nostri scopi, e per fare meno danni, sarebbe però bene apprendere qualcosa in fatto di dendrologia, o anatomia vegetale, in particolare conoscere come reagisce l'albero ai diversi tipi di taglio.

Perché è vero che la potatura è l'arte di togliere, ma dopo che noi abbiamo tolto l'albero rimette, e rimette in modo diverso, bene, male, tanto, poco, per niente, giusto, sbagliato, a seconda di come noi abbiamo tagliato.

La vera arte della potatura non è quindi il mero togliere, ma è togliere per indirizzare il riempire ... e per comprendere questa ultima mia birichina affermazione è necessario familiarizzare con il concetto di dominanza apicale, quindi proviamoci

La dominanza apicale è il principio che nel regno vegetale governa la promozione o l'inibizione delle gemme a legno a sviluppare un ramo.
In parole povere la dominanza apicale determina che la gemma posta all'apice del ramo principale detto "freccia" comanda/inibisce/rallenta lo sviluppo dei rami sottostanti; ne consegue che eliminando la gemma apicale stimoliamo la competizione nelle gemme a legno sottostanti a diventare apicali, con l'effetto di stimolare la crescita di rami secondari, il più forte (e il più verticale) dei quali tenderà poi ad assumere nuovamente il ruolo di freccia, i più deboli (meno verticali) a diventare rami secondari.

Assimilato questo principio possiamo quindi ben utilizzarlo nelle nostre potature per guidare, con la conservazione o l'eliminazione della gemma apicale, il formarsi dei vuoti e dei pieni nei nostri alberi

Dopo aver accennato alla reazione dell'albero in conseguenza a dove facciamo i tagli, è necessario esaminare anche la reazione dell'albero in conseguenza a come facciamo i tagli, e come eventualmente poi medichiamo le grosse ferite.


Brutta ferita cancrenosa prodotta da taglio di sega mal eseguito e non medicato
La cura delle ferite

Un aspetto del quale dobbiamo avere coscienza è che la potatura infligge ferite all'albero.
Queste ferite possono rimarginare sane se noi facciamo i tagli in modalità "chirurgica" ,  e possono invece evolvere in dannose infezioni se tagliamo malamente.

E se vogliamo essere potatori etici dobbiamo sentirci responsabili delle ferite che infliggiamo, e occuparcene con le dovute cure sino alla loro completa guarigione

Il primo albero che ho potato, molti anni fa, è stato un paziente e venerando melo.

Prima mi ha insegnato che i tagli grossolani si infettano, poi mi ha insegnato come fare quelli che guariscono, e per ultimo mi ha insegnato che si impiega meno tempo a fare un taglio "sano" che risanare un taglio fatto in modo sbagliato ...

... e ancora oggi, ogni volta che gli passo accanto, mi strizza l'occhio, e me lo ricorda ...





Bella collezione di tagli di potatura mal eseguiti - Cura dei danni provocati
Bella collezione di brutte ferite provocate da tagli di potatura mal eseguiti

Nella immagine a lato possiamo vedere una bella collezione di tagli mal eseguiti, analizziamoli:

- la grossa ferita in alto è stata fatta con un unico taglio di sega, senza alleggerire preventivamente il ramo, e senza rispettare il "collare" 
Il pesante ramo nello schianto ha strappato una abbondante porzione della corteccia sottostante, allargando e peggiorando assai la superficie della ferita, che fatica a rimarginare

- il grosso taglio in basso fortunosamente non ha provocato lo strappo della corteccia, ma il mancato rispetto del collare e la mancata medicazione hanno favorito l'insorgere di una infezione cancrenosa, ben visibile nella parte superiore dove il legno è oramai "cotto"

- il taglio sul piccolo ramo in basso a sinistra è stato fatto troppo alto rispetto al collare, così ha formato un brutto moncherino di legno morto che la corteccia non riesce a ricoprire

Cura postuma delle ferite

Ho ripulito tutti i tagli delle grosse ferite togliendo la corteccia e il legno morto, e ho rasato al vivo con coltello affilato la corteccia sana.
Ho rasato al meglio il moncherino della ferita piccola rispettando la rimonta della corteccia che si era già formata
Ho lasciato di proposito i succhioni vicino alle ferite, il loro forte tiraggio aiuterà una veloce ricrescita della corteccia.
Su tutte le ferite ho poi applicato una medicazione che nella foto ancora non si vede



Ora che abbiamo visto come è facile fare danni, vediamo anche come è altrettanto facile non farli

Come e dove fare i tagli di potatura

Dipende dalla grossezza del ramo che vogliamo tagliare e dal tipo di attrezzo che utilizziamo, vediamo in dettaglio:


Potatura con la forbice - Come tagliare
Taglio di potatura fatto con la forbice
Il taglio fatto nella giusta posizione, con la giusta inclinazione, eseguito con forbice ben affilata, in un unico colpo secco e sicuro, su un ramo di dimensioni appropriate, normalmente rimargina bene da solo.
Nella immagine a fianco possiamo vedere che:
- il taglio 1 è troppo vicino alla gemma e rischia di rovinarla
- il taglio 2 ha l'inclinazione sbagliata e l'acqua scroscia verso la gemma
- il taglio 3 è troppo lontano dalla gemma, la porzione di legno oltre la gemma morirà e la ferita faticherà a chiudersi
- il taglio 4 è corretto, verrà velocemente ricoperto dalla corteccia


Questo criterio va utilizzato anche quando accorciamo un ramo con il cosiddetto "taglio di ritorno"
Ma se la forbice fatica a recidere in un colpo solo 
il ramo perché è troppo grosso il taglio risulterà "masticato" e la ferita faticherà a rimarginare bene, per cui è meglio usare un'altro attrezzo, il troncarami ...



Taglio con il troncarami
Quando il ramo è troppo grosso per le possibilità della forbice è meglio usare un troncarami, che è una forbice con i manici lunghi, da usare a due mani, che fornisce una leva più vantaggiosa.

Per il taglio corretto a filo tronco di rami "robusti" è necessario individuare dove è posizionato il "collare" per evitare di danneggiarlo 

Io il troncarami non ce l'ho, e non ci tengo neanche di averlo, perché faccio perlopiù potatura acrobatica su alberi alti e frondosi, quindi lo sostituisco con il più leggero e maneggevole seghetto fine.
L'operazione di taglio risulta più laboriosa, ma con meno ingombri e pesi addosso riesco a spostarmi più agilmente tra i rami.


Taglio con lo svettatoio
Utilizzo però volentieri lo svettatoio, che è una forbice montata in cima a un'asta fissa o allungabile, comodo per tagliare rami, anche di discreto diametro, altrimenti irraggiungibili.

Alcuni svettatoi "moderni" consentono anche di montare una sega, o un cestello raccoglifrutta, in aggiunta o in sostituzione della forbice

Taglio con la sega

Quando il ramo è troppo grosso per la forbice e per il troncarami dobbiamo per forza usare la sega.

E qui la musica cambia, perché un ramo da sega è normalmente grosso e pesante, e perché la sega produce un taglio che si infetta.
Quindi per il taglio con la sega dobbiamo usare delle accortezze aggiuntive, per evitare che nella caduta il ramo faccia danni, e perché il taglio con la sega lo dobbiamo sempre e subito medicare per evitare che la ferita si infetti.


Imperfetta cura di taglio da potatura - Il legno scoperto è fessurato - I parassiti possono entrare
Come? Io faccio così:

1) Individuo quale porzione di ramo voglio eliminare e scelgo in quale spazio della chioma mi è più comodo far scendere il materiale tagliato

2) Se il ramo è molto grosso, per alleggerirlo e ridurne le dimensioni, taglio grossolanamente tutta la ramatura minore posta a valle, e la faccio progressivamente cadere a terra

3) Venti centimetri più su del taglio definitivo faccio con la sega un primo taglio parziale (1/3 del ramo)al di sotto del ramo

4) Un centimetro più su di questo taglio ne faccio un altro, questa volta al di sopra del ramo, e quando il ramo dà segno di cedere lo accompagno nella caduta, e lo faccio scendere delicatamente a terra, e se necessario mi aiuto con una corda.

Questi tagli preliminari,  che possiamo chiamare "di alleggerimento", possono sembrare una perdita di tempo, ma evitano quasi sempre diversi possibili dispiaceri, e ci consentono di eseguire poi bene e in tranquillità il taglio definitivo.

5) Taglio definitivo: individuo come è posizionato il "collare" e faccio il taglio definitivo a filo di questo, facendo attenzione a non danneggiarlo.

6) Poi procedo subito con la rifilatura a coltello delle slabbrature prodotte dalla sega e la medicazione della ferita con la pomata





Nota: la potatura di mantenimento, se condotta annualmente con chiarezza di idee, consente di lavorare in velocità con la sola forbice, che non procura grosse ferite; i tagli con la sega, che sono assai più laboriosi da fare e che infliggono all'albero ferite importanti, andrebbero limitati alle potature di riforma

In altre parole: tanto più saremo previdenti nel togliere i rametti "sbagliati" con la forbice quando sono ancora piccoli tanto meno dovremo poi lavorare con la sega quando saranno diventati grossi



Riduzione e cura di una grossa ferita da potatura
Cura delle ferite: un caso pratico

Dopo essermi dedicato alla potatura di allevamento a vaso di questo melo, comprensiva della piegatura e messa in forma delle ramature principali, ho voluto mettere anche la cosiddetta "ciliegina sulla torta"

Questo melo, nato spontaneo da seme al limitare dell'orto al disotto del muretto, là dove mettevo lo scarto della torchiatura delle mele, patisce una posizione critica e svantaggiata, quella di prendersi addosso le palate di neve che nell'inverno viene palata via dal sentiero che passa al di là del muretto.

Così è capitato che il primo innesto a doppio spacco inglese che avevo fatto quando la pianta era giovane e sottile è stato malamente spezzato.

Ho rimediato facendo un nuovo innesto a corona, a 4 marze, ma dopo un primo buon sviluppo 2 innesti sono stati malamente sbrancati dal peso delle solite palate di neve.








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Neve e meli
Inciso ...

E se magari a qualcuno a questo punto gli fosse venuto di dire:
Ma non si potrebbe stare un poco più attenti quando si pala la neve?

Si consideri però che qui di neve ne viene proprio tanta, e pala e pala dopo un po' che si ammucchia neve al bordo del sentiero le piantine di mele neanche più si vedono ... o le si considera











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Brutta ferita da sbrancatura del ramo
Grossa ferita da sbrancatura da carico di neve

Magari nella prima foto presa da lontano non si notava, ma vista da vicino questa grossa ferita è proprio brutta.

Il melo invero sta reagendo bene, ha formato una bella cornice di corteccia nuova che ogni anno avanza un poco a coprire la ferita.

Ma a coprirla tutta ci impiegherà comunque molti anni, e nel frattempo acqua e parassiti hanno tutto il tempo di innescare dannose marcescenze.

Il cordino che vedete sulla branca a sinistra è il residuo del cartellino che avevo messo al tempo dell'innesto a corona, ora il ramo è cresciuto, il cordino si è fatto stretto, e il cartellino si è staccato; ed anche questo è da rimediare
















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La ferita vista dall'altro lato
All'altro lato il melo ha patito una seconda sbrancatura, che è meno brutta, il muretto ha impedito al ramo di crollare a terra e trascinarsi dietro un ampio lembo di corteccia.

Anche su questo lato il melo ha reagito bene, la corteccia che rimonta è sana, ma ci metterà un gran tempo a ricoprire tutto quel legno morto scoperto.

Che fare? La ciliegina sulla torta!

Perché sono proprio stufo di passare di qui e vedere questa brutta ferita, mi riduce la bellezza della giornata, oggi voglio proprio provare a rimediare.






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Motosega da potatura Stihl con spranga carving
Un buon attrezzo per fare il lavoro che mi propongo è questa piccola motosega con la barra appuntita, chiamata "carving" , adatta anche per fare lavori di scultura.

La punta fine infatti consente di infilare la lama anche negli spazi ridotti per lavorare con buona precisione.

Ma si sarebbe potuto fare anche con altri attrezzi, una buona sega a mano e una grossa sgorbia ben affilata.

Ecco quello che ho fatto, un lavoro da paziente dentista che pian piano rimuove tutto il malamente ...







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Taglio del legno morto a filo corteccia viva
Lavorando di lato ho tagliato via la porzione di legno morto che eccedeva i bordi della corteccia viva.

Sorpresa! Si sono così rese evidenti le infiltrazioni dei parassiti, che hanno scavato quei grossi buchi neri

Chi sarà mai stato?

Ho provato a stuzzicare delicatamente dentro ai buchi con una pagliuzza, e ne è uscita infastidita una formicona nera che lì aveva ricavato il suo nido.

L'ho delicatamente allontanata, che andasse a costruire la sua casa altrove, non volevo fargli del male nella prosecuzione del mio lavoro.













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Taglio del legno morto a filo della corteccia viva
Lavorando da sopra ho asportato anche il legno morto che sporgeva dalla corteccia viva tra le due branche sopravvissute.

Con una raspa grossa ho poi lisciato via le imperfezioni lasciate dalla motosega.
















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Rifinitura del taglio
Lavorando ancora sul davanti ho raschiato e rifinito con la punta della motosega il legno morto, sino a portarlo a filo della corteccia viva, stando attento a non danneggiare la corteccia.

Così facendo ho potuto eliminare anche la tana della formicona, che non gli venisse l'idea di tornare ad abitare lì.

Come si può vedere il legno morto risulta già piuttosto deteriorato, ma a questo non posso porre rimedio, a meno di ricapitozzare la pianta e rifare l'innesto più in basso, dove il durame del legno è ancora sano.

Confido però che con la nuova medicazione la ferita riesca a rimarginare in tempo per racchiudere al suo interno questa debolezza













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Rammendatura della ferita - Il lavoro finito
 Il lavoro finito.

Ho applicato su tutta la ferita un abbondante strato della mia pomata di olio e cera d'api, che impregnasse per bene il legno morto per impermeabilizzarlo.

Ho rifatto anche il cartellino con scritto la qualità della mela, e l'anno dell'innesto, a futura memoria ... di meli ne ho in giro tanti ... difficile ricordarli tutti.

Per fare tutto questo lavoro ci avrò impiegato una mezz'ora; ne valeva la pena?

Per il melo non lo so, aspetto di vedere come reagirà negli anni a venire.

Ma almeno ora quando mi capiterà di passare da quelle parti quella brutta ferita trascurata non mi guasterà più la bellezza della giornata ... quello che potevo fare l'ho fatto.














Medicazione e cura delle ferite da potatura

Dopo questo racconto mi tocca però il dovere di riferire che esistono anche anche altre opinioni.
L'argomento è quindi controverso, alcuni esperti arboricoltori sostengono infatti che le ferite non vanno medicate.
Io preferisco dire che le ferite non vanno medicate malamente, perché ho visto che a medicarle per bene rimarginano prima e più sane


Completa guarigione di grosso taglio di potatura - La corteccia ha ricoperto interamente la ferita
Della stessa opinione è il mio maestro "melo venerando" che mi ha insegnato che è necessario medicare i tagli fatti con la sega, e che è poi doveroso assistere la ferita sino a completa guarigione, quindi trovo più conveniente fare così:

1) Con il coltello ben affilato "affetto" via dall'intero anello di corteccia le sbavature provocate dal taglio della sega

2) Medico l'intera superficie della ferita applicando una pomata, che disinfetta e protegge il legno dall'essicamento

3) Nel tempo successivo, e sino a completa cicatrizzazione, controllo che la ferita rimanga sana, e quando è caso risistemo la medicazione.

Una ferita è sana quando la corteccia cresce e rimonta progressivamente a ricoprire la ferita, e il legno ancora scoperto non presenta fessurazioni.




Materiale da medicazione delle ferite da potatura

Magari a questo punto qualcuno si è domandato: ma cosa bisogna usare per medicare le ferite ?
Si possono usare diversi materiali reperibili in commercio; io uso una pomata fai da me.
Vediamoli tutti un pochettino.

Cominciamo dalle funzioni:
Un buon prodotto da medicazione deve svolgere al meglio l'insieme di queste funzioni:
- Proteggere il legno dall'essicamento
- Disinfettare la ferita
- Perdurare sulla ferita senza sollevarsi né formare crepe
- Essere comodo da applicare
- Non sporcare mani, vestiti, ambiente

Prodotti commerciali:
- Mastice a base vinilica: è il più diffuso e facilmente reperibile nei garden center, si applica a freddo con un pennello, e dopo l'asciugatura prende diversi colori, nero, grigio, verde.
E' venduto in due diversi tipi di confezione:
- Sfuso in barattolo, il pennello lo dobbiamo mettere noi
- In confezione tubo con pennello applicatore incorporato, assai più comodo e maneggevole, si svita il tappo, si applica, si chiude, si ripone in tasca


Medicazione con mastice vinilico di capitozzatura e innesto a corona - Nel tempo si è guastata
I mastici a base vinilica li ho provati, funzionano, ma presentano questi difetti:
- se acquistati in barattolo sono scomodi da applicare (servono due mani e un pennello, e da terra è fattibile, ma arrampicati su un albero un po' meno)
- come si può vedere nell'immagine a lato, possono perdere efficienza, la pellicola col tempo si solleva e diventa un nefasto ricettacolo di parassiti, e quando questo capita dobbiamo raschiare via tutto e rifare la medicazione
- rischiano di sporcare mani e vestiti, che sono poi difficili da lavare quando il prodotto è essicato, e questo capita nel giro di un'ora
- se piove prima del tempo di essicazione l'acqua li dilava facilmente

A questa categoria possiamo assimilare anche la comune colla per legno tipo "Vinavil" , che magari abbiamo già in giro per casa, e che può svolgere egregiamente la stessa funzione







Asfalto a freddo: derivato dal petrolio, lo usa con soddisfazione Maestro Angelo, io non l'ho mai provato, ma arguisco che abbia alcuni dei difetti precedentemente elencati, scomodo da applicare, sporchevole.


Medicazione con cera di capitozzatura e innesto a corona - La corteccia rimonta - Il legno scoperto non è fessurato

Cere: difficili da trovare in commercio, a parer mio rappresentano il miglior prodotto:
- sono facili da applicare (anche con le dita)
- non spellicolano e non crepano
- non seccano, quindi a distanza di tempo restano rispalmabili, e questo è utile quando andiamo a controllare la tenuta della medicazione
- non sporcano e sono facilmente lavabili
- la pioggia non le dilava

Alle cere a parer mio sono assimilabili:
- il "Vicks VapoRub" ; è a base di vaselina, e contiene essenze disinfettanti
- la "crema Nivea" ; è a base di paraffina e altri ingredienti dai nomi impronunciabili
Sono facilmente spalmabili con le dita, e magari le abbiamo già in giro per casa che ci imbrogliano.
Da testare, le classifico comunque come "meglio che niente".



Prodotti fai da te:

I prodotti fai da te li possiamo inventare, nel rispetto delle funzioni che devono svolgere, che ho elencato sopra.
La mia pomata di cera d'api per medicare le ferite degli alberi la faccio così:

Ingredienti:
- cera d'api, si trova grezza da un apicoltore, oppure nelle candele pregiate, oppure nei negozi di apicoltura, oppure ve la spedisco io
- olio vegetale, ottimo quello che ci ingombra per casa perché non lo usiamo, ma va bene anche olivo, argan, semi, o altro
- olio essenziale, di eucalipto, o timo, o tea tree, o altro con funzione disinfettante
- (eventuale - in alternativa agli oli essenziali) un nonnulla di "Vicks VapoRub"

Procedimento:
- Mettere in un vasetto di vetro della capienza desiderata (300 grammi?) l'olio (90%) e la cera a pezzetti (10%) senza riempirlo troppo (3/4)
- Scaldare il vasetto a bagnomaria, oppure in forno a 80 gradi, o su altra fonte di calore (minimo 70 gradi), finché la cera si scioglie
- Togliere dal caldo, aggiungere l'essenza, o il "Vicks VapoRub" (1%) e rigirare il tutto con uno stecco di legno
- Lasciare raffreddare a temperatura ambiente, al quieto

Una volta raffreddata la pomata deve risultare giustamente solida (come il burro a temperatura ambiente), ma ancora spalmabile con le dita, provate sulla vostra pelle, fa bene anche a voi, ottima per le mani screpolate dal lavoro.
Se è troppo dura aggiungete olio e rimettete il vasetto a fondere al caldo. 
Se è troppo molle aggiungete poca cera e rimettete il vasetto a fondere al caldo.
Quando la consistenza è giusta travasate in un piccolo barattolo di plastica (50 grammi?), munito di coperchio, se vi piace scaldatelo ancora per assestare bene il tutto, legate un cordino intorno al collo del barattolo, abbastanza lungo da poter formare una collana da appendere al collo vostro, così rimane a portata di mano quando occorre, magari acrobaticamente arrampicati su un albero.

Vantaggi rispetto alla cera commerciale ?
Forse nessuno, tranne la soddisfazione di averla fatta da sé, con ingredienti noti.

Dopo aver visto diversi aspetti generali della potatura, proviamo ora a vedere una potatura particolare, quella che considero la più difficile da ben interpretare, quella dove è facile sbagliare e produrre consistenti danni


Potatura di riforma - Melo in stato di abbandono
La potatura di riforma

Perché è difficile? Perché si tratta di intervenire su un albero che negli anni ha già assunto una sua forma, più o meno corretta, dove l'assenza della potatura di mantenimento ha generato un eccessivo infittirsi della chioma, che ha consentito ai pesanti carichi di neve di provocare grossolane stroncature ai rami e conseguenti brutte ferite che pregiudicano la salute dell'albero.

L'abilità in questo tipo di potatura è quella di sapersi equilibrare nella mediana saggezza di rimediare ai danni e ai difetti evidenti senza distruggere l'albero con un eccesso di riforma ...
Il momento migliore per eseguire la potatura di riforma è quando le gemme sono ancora ben chiuse, poiché si dovranno tagliare ramature anche grosse che nella loro caduta rovinerebbero malamente le gemme già gonfie.

Propizia è una giornata non troppo fredda, senza vento, che ci permetta di muoverci nel miglior agio consentito dal clima del secondo inverno





Potatura di riforma - Gli attrezzi utili
Gli attrezzi utili
Quando devo operare su alberi di grandi dimensioni con la potatura di riforma che prevede il taglio anche di rami grossi utilizzo questi attrezzi:
- Una scala monopalo fai da me, utile per lavorare sui terreni in pendenza per raggiungere l'esterno della chioma
- Una piccola motosega manovrabile con una mano
- Uno svettatoio ad asta allungabile
- Un segaccio a mano con affilatura taglio a tirare
- Una forbice da potatura Felco 2
- Un coltello a serramanico affilatissimo
- Un barattolo di pomata fai da me da tenere legato al collo per medicare le ferite       
- Un paio di guanti da lavoro in pelle
- Occhiali di protezione dalla segatura





Scala monopalo per potatura
La scala monopalo

Questo è un attrezzo particolare,  molto utile quando si deve operare sui terreni in pendenza, difficile da trovare in commercio, ma non troppo difficile da costruire.

Rispetto alla scala tradizionale presenta il vantaggio che i due punti di ancoraggio, quello a terra e quello sull'albero, sono facilitati da un solo appoggio, fondamentale quello a terra su un terreno in pendenza trasversale, pratico quello sull'albero quando si appoggia la scala all'esterno della chioma.

Per costruirla ho utilizzato uno snello alberello di abete ben stagionato della lunghezza di 4 metri, diametro medio 10 centimetri, nel quale ho praticato dei fori tondi del diametro di 3 centimetri, alla distanza di 35 centimetri, nei quali ho fatto passare dei pioli di frassino tornito a lieve cono, con diametro medio di 3 centimetri, lunghezza 40 centimetri.    

Alla base ho fatto un taglio longitudinale che accoglie il piede costituito da una U in ferro imbullonata al palo in modo da consentire l'agevole rotazione utile per adattarsi al terreno e alla inclinazione della scala.

Per posizionare la scala si impiantata nel terreno la U in ferro e si appoggia a una biforcazione dell'albero la parte in alto, curando di posizionare il palo in posizione quasi verticale per minimizzare gli sforzi di flessione e di rotazione.

Gli attrezzi sono muniti di un gancio per essere comodamente appesi ai pioli o ai rami







Potatura di riforma - L'albero prima dell'intervento
Esame dell'albero

Visto da quest'altra angolatura l'albero si presenta decisamente inclinato, con una chioma alta, molto espansa, sbilanciata in avanti verso la luce del sud, in dettaglio:
- Molte ramature grosse risultano rotte o piegate dal peso della neve e si sono appoggiate sulle ramature sottostanti
- Alcuni grossi rami sono morti e secchi
- Diversi moncherini di rami grossi rotti dalla neve presentano ferite non rimarginate con progressiva proliferazione di cancrena
- Le branche principali presentano un eccesso di ramatura secondaria che impedisce l'elastico scarico della neve
- Il generale intrico della chioma impedisce il muoversi nella chioma per le operazioni di potatura e raccolta dei frutti.

Alcuni aspetti li dobbiamo accettare, l'albero ormai è fatto così, e il volerlo troppo modificare gli farebbe danno, ma altri li possiamo rimediare.

Come?


Potatura di riforma - L'albero dopo l'intervento
Il primo intervento è stato quello di salire sull'albero tagliando di mano in mano tutto quello che ingombrava l'agevole salita, che era rotto, che era piegato, calare a terra le ramature ridotte in pezzi maneggevoli, rifilare a coltello i tagli fatti con la sega e medicare le ferite

Il secondo intervento è stato quello di scendere dall'albero, allontanare oltre il perimetro della chioma le ramaglie cadute, e lavorando da terra con lo svettatoio accorciare con tagli di ritorno le ramature troppo lunghe e diradare quelle troppo fitte.

Il terzo intervento è stato quello di posizionare la scala monopalo all'esterno della chioma, salire e tagliare le grosse ramature rotte e diradare quelle troppo fitte che non erano raggiungibili dall'interno della chioma, rifilare e medicare i tagli da sega, fare le piccole rifiniture con le forbici.



Ora l'albero appare così, non è tanto diverso da prima, ma se notate la quantità di ramaglie ammassate a terra si capisce quanto è stato asportato.
Si poteva togliere di più? Forse si, ma ho preferito rimandare a un secondo intervento, da fare l'anno successivo, per ridurre il rischio di una eccessiva reazione di ricaccio.

La potatura di riforma crea un importante squilibrio tra le radici e la chioma, che l'albero tenterà di compensare con il ricaccio di nuove ramature.
Questa considerazione introduce un altro argomento

Quanto potare?

La regola generale dice che l'albero giovane e vigoroso sopporta asportazioni maggiori dell'albero debole e dell'albero maturo, e che è comunque bene non asportare più di 1/4 della chioma.
Superando questa misura si rischia di creare un eccessivo squilibrio, e una eccessiva reazione dell'albero.

Questa eccessiva reazione si manifesta facilmente quando potiamo troppo un albero vigoroso nella sua prima maturità.
In questa occasione è facile compiere l'errore di voler ricondurre a normalità una chioma esuberante intervenendo con tagli decisi, con il risultato che l'albero ributterà ancora più chioma di prima.
Allora come si deve fare?
Assecondare la natura dell'albero, diradando con moderazione e lavorando sul restante con la piegatura dei rami, dilazionando la riduzione in più annualità, osservando ogni anno quanto e come l'albero ha reagito. 

Potatura a gemma

E' la potatura che si può fare su un albero che ha già assunto una corretta forma, dove non sono più necessari tagli importanti da fare con la sega, e dove vogliamo ottimizzare la produzione, diradando le gemme, dedicando tempo, pazienza, e forbici.
La caratteristica di questa tipo di potatura è quello di considerare per bene ogni singolo ramo e rametto, per riconoscere e valutare il tipo di gemme che porta, e decidere di conseguenza cosa tagliare e cosa lasciare.
E' una potatura nella quale dobbiamo conoscere i diversi modi dei diversi fruttiferi di produrre rami, gemme, frutti.
Vediamolo con dei filmati che spiegano bene la diversità delle gemme e dei rami che le portano ... e come comportarci nella loro potatura

In questo filmato possiamo imparare come riconoscere le gemme del melo

In questo filmato possiamo imparare come riconoscere le gemme delle drupacee (ciliegio, susino, albicocco, pesco, mandorlo)

In questo filmato possiamo imparare come riconoscere le gemme del pesco 

In questo filmato possiamo vedere come comportarci nella potatura del fico

Gli altri alberi?

... questo lo vedremo un'altra volta ...